La Direzione Sanitaria Aziendale dell’AOR San Carlo ha deciso nei giorni scorsi di sopprimere ufficialmente la guardia cardiologica notturna negli ospedali di Melfi e Villa D’Agri.
E’ evidente che sussiste un vero e proprio problema manageriale in virtù del quale abbiamo già perso in Basilicata, in soli due anni, 12 cardiologi. Inoltre, ci sono reparti, come quello di ortopedia di Villa d’Agri, costretti a chiudere per la mancanza di medici con i pazienti obbligati a spostamenti e trasferimenti in altre strutture regionali o addirittura fuori regione. Un problema manageriale, quindi, e di gestione politica, che si ripercuote sulla comunità lucana.
“Questa non deve diventare una questione politica; la salute non ha a che fare con destra o sinistra, ma riguarda tutti i cittadini.” Dichiara il Coordinatore Nazionale del Movimento Europeo Socialpopolare Don Sturzo, Vincenzo Di Sirio.
“Si tratta dell’ennesimo taglio ai servizi sanitari, un trend iniziato con la legge regionale 2/2017, che ha trasferito la gestione degli ospedali di Melfi, Lagonegro e Villa D’Agri dall’ASP all’AOR San Carlo. Questa riorganizzazione sembra puntare più all’economicità e non alla qualità dei servizi offerti ai cittadini lucani.
La situazione della sanità pubblica nel nostro territorio sta peggiorando sempre di più,” sottolinea Di Sirio “e l’ospedale di Melfi rappresenta una risorsa fondamentale per la comunità e per l’intera regione. Ritengo sia necessario investire nel capitale umano che quotidianamente si prodiga per mandare avanti la sempre più complessa macchina sanitaria lucana, garantendo a tutti il diritto alla salute, sancito dall’art. 32 della Costituzione Italiana”.
“La soppressione della guardia cardiologica notturna” conferma Di Sirio “non riguarda solo le patologie cardiache; avrà ripercussioni su tutte le attività chirurgiche in emergenza, costringendo i pazienti a rivolgersi a strutture distanti. Questa situazione contraddice l’intento della legge regionale n. 2/2017 per cui il DEA di secondo livello dovrebbe intervenire soltanto nella casistica specialistica. È evidente che tutto questo comporterà disservizi e difficoltà per gli utenti, rallentamenti e disagi, proprio come è già accaduto in queste ore in cui utenti in situazione d’emergenza hanno scelto di essere indirizzati in presidi ospedalieri di regioni limitrofe, comportando un’enorme spesa per il nostro sistema sanitario regionale”.
“Occorre, dunque, lavorare con urgenza al Piano Socio Sanitario Regionale,” conclude “per ripristinare quegli standard quantitativi e qualitativi utili a rendere il nostro territorio terra di benessere, considerando i bisogni di prevenzione e garantendo l’ assistenza a tutti i cittadini lucani”.