“Ci troviamo in una situazione paradossale, kafkiana, nella quale le famiglie che si rivolgono a questo centro di eccellenza tutto lucano per usufruire delle terapie ex art.26, e che provengono dalle Regioni limitrofe, come la Puglia, possono avere accesso garantito e continuativo alle cure; mentre noi, che apparteniamo al Servizio Sanitario Lucano, dobbiamo sopperire ad un sistema inefficiente e inadeguato pagando di tasca nostra quello che ci spetta di diritto.” dicono i rappresentati del Comitato spontaneo Genitori Bambini con Bisogni Speciali, che proseguono: “È surreale che ci sia questa disparità per motivi meramente burocratici, e che a pagare siano i più fragili, i bambini con disabilità.
Ma quello che maggiormente colpisce è il silenzio assordante, la totale mancanza di un qualsivoglia cenno di riscontro, da parte della Regione Basilicata, nonostante i nostri interlocutori, quali il Prefetto di Matera ed il garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, si siano invece dimostrati sensibili e propositivi.” e concludono: “Noi non ci fermeremo finché non avremo risposte concrete e definitive, non possiamo accettare questa discriminazione sulla pelle dei nostri bambini.
La nostra speranza è che chi di dovere stia già lavorando per dare una risposta concreta alle nostre richieste, perché, come abbiamo già detto, per i nostri figli ogni giorno di terapia persa, è persa per sempre. Speriamo quindi che, oltre alle vetrine turistiche al BIT di Milano e ai proclami sui vari bonus acqua e fantomatici accordi con Trenitalia, qualcuno alla Regione Basilicata metta presto tra le proprie priorità anche i nostri figli fragili.”