venerdì, Novembre 22, 2024

Estrazioni petrolio in Basilicata fino al 2068, Mediterraneo no triv e No scorie: “Regione Basilicata si considera una colonia petrolifera extra-UE?”

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Estrazioni petrolio in Basilicata prorogate al 2068, Mediterraneo no triv e No scorie: Regione Basilicata si considera una colonia petrolifera extra-UE?”. Di seguito la nota integrale.

Per contenere l’aumento del riscaldamento globale, che secondo le stime dell’ONU deve rimanere entro gli 1,5° C rispetto all’epoca pre-industriale, l’Unione Europea si è imposta di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, e di rispettare obiettivi intermedi per il 2030 e il 2040.

I Paesi presenti al vertice delle Nazioni Unite sul clima COP28 hanno concordato di abbandonare i combustibili fossili al 2050.

Le caldaie a combustibile fossile dovranno essere completamente eliminate entro il 2040 e i sussidi tagliati a partire dal 2025 come parte di un accordo politico raggiunto dai legislatori dell’UE per rinnovare la direttiva europea sulla prestazione energetica nell’edilizia (EPBD).

La Regione Basilicata, con il suo recentissimo accordo di rinnovo concessione Gorgoglione (Tempa Rossa), prevederebbe la possibilità di estrarre fino al 2068. Che la Regione Basilicata fosse una colonia petrolifera dove si trivella con le royalites più basse del mondo è risaputo da oltre 30 anni , ma che la stessa si potesse considerare al di fuori di tutte le regole e le leggi dell’Europa che prevede l’uscita definitiva dal fossile al 2050, questo francamente va al di là di ogni aspettativa. La regione Basilicata, se così fosse rischierebbe in futuro a ns giudizio anche un procedimento di infrazione europea.

La regione Basilicata a ns giudizio avrebbe bisogno invece di avviare ora un piano e un fondo per le bonifiche, ora che il petrolio è in via di esaurimento (cosi creerebbe nuova occupazione) ,invece di continuare a trivellare con le solite royalties più basse del mondo che nessuno ,ripetiamo “nessuno”, ha mai avuto il coraggio di rinegoziare: La Regione Basilicata avrebbe invece tanto da imparare proprio dalle vecchie colonie africane extra UE, in particolare dal Senegal dove il nuovo presidente Bassirou Diomaye Faye vuole rivedere tutti gli accordi petroliferi con le multinazionali prima di estrarre petrolio e gas nell’oceano per ottenere vantaggi reali e tangibili per la popolazione.

Ai lucani, invece, illusi da oltre 30 anni di estrazioni di idrocarburi, si continua a propinare il bonus gas (elargito comunque in tutte le Regioni attraverso Arera su luce e gas senza trivellare i propri territori, solo a favore dei redditi più bassi). Il rischio è quello di veder applicati gli interessi sull’incremento indotto sui consumi del gas, incentivato proprio dalla propaganda del gas gratis. Questo meccanismo è stato alimentato dal bonus gas che ha finito, in fase di conguaglio, di far lievitare le bollette energetiche proprio con il mercato libero, facendo lievitare i costi al metro cubo concordati con la Regione. Analogamente si continuano a spendere milioni di euro per continuare una metanizzazione nei comuni che dovranno obbligatoriamente decarbonizzarsi, mentre sarebbe stato più utile perseguire vere comunità energetiche attraverso la produzione energetica pubblica e quella familiare da fonti rinnovabili.

Ma su questi rischi vi avevamo abbondantemente informati e avvertiti con nostri precedenti comunicati, spesso tacitati da alcuni media per non allarmare i cittadini lucani che restano ignari delle conseguenze che tali scelte istituzionali comportano per le loro tasche.

Sui rischi dell’inquinamento delle acque  e la produzione esponenziale di reflui tossici e radioattivi dovuti alle estrazioni di idrocarburi, difficili da trattare e stoccare, gradiremmo che si pronunciasse la Regione Basilicata e l’Arpab, invece di non dare risposte durante i tavoli della trasparenza istituzionali, così come è avvenuto di recente, constatato che la Regione Basilicata non ha approvato e adottato un piano di tutela delle acque dai rischi industriali e che, solo grazie all’acqua, sopravvivono le economie locali che danno lavoro ai lucani ancora residenti che non vorrebbero essere costretti ad emigrare, spopolando ulteriormente la Basilicata.

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