In questi giorni nelle strutture sanitarie lucane si vedono più ministri che medici e pazienti.
La Bernini, già presente qualche giorno fa al San Carlo di Potenza, dove è stato annunciato in pompa magna che il nosocomio del capoluogo di regione diventerà Policlinico, sarà accompagnata l’ 8 aprile al club di Rionero da altri tre ministri del governo Meloni: Casellati, Schillaci e Tajani.
Ma cosa verranno a fare 4 ministri dal governo nazionale all’ IRCSS di Rionero?
Parleranno, finalmente, di che fine ha fatto il Piano Sanitario Regionale che, per cinque anni, è stato dato per imminente, per poi, invece, scoprirsi inesistente?
Così come più volte segnalato pubblicamente in Consiglio regionale anche da coloro che oggi sono stati fulminati dal conformismo di Bardi?
Utilizzando risorse pubbliche, alcuni Ministri e lo stesso Presidente della Regione che per anni hanno dimenticato il prestigioso Istituto in àmbito oncologico, relegando la sanità lucana nel suo complesso agli ultimi posti in Italia, così come hanno certificato numerose indagini di autorevoli istituti di studio e ricerca, sfileranno e regaleranno sorrisi e strette di mano fingendo che vada tutto bene, che “è tutto a posto, signore e signori”.
Dimenticando che in ballo c’è la salute e dunque la vita dei pazienti lucani.
Quegli stessi cittadini lucani che sanno che per accedere ad accertamenti, visite specialistiche e interventi chirurgici presso il Servizio Sanitario Nazionale ci sono liste di attesa di mesi se non di anni, pagano 90 milioni l’anno ad aziende di altre regioni per prestazioni che le ASL lucane non riescono a rendere, privandoli di un diritto sacrosanto sancito dalla costituzione italiana.
Solo chi può permetterselo aggiunge soldi propri per prestazioni che dovrebbero essere garantite dal Servizio pubblico, ma non qui in Basilicata.
Attori improvvisati di un teatro dell’ assurdo, degno del miglior spettacolo di Eugène Ionesco, che parlano di una realtà e di un futuro che non esiste.
Un futuro utopico, quello della sanità lucana, se pensiamo che, è notizia di ieri, a Roma si è deciso un taglio di 780 milioni di euro l’anno per il finanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza sanitaria e una riduzione ancora più cospicua (1.2 miliardi) di trasferimenti di fondi del PNRR alle Regioni per la messa in sicurezza sismica delle strutture ospedaliere.
Nel frattempo, negli ospedali di Potenza e di Val D’Agri, chiudono i bar, con sedici persone licenziate, al Madonna delle Grazie di Matera, snobbato, per ora, dai ministri nazionali, mancano le ambulanze, come evidenziato nel nostro articolo di qualche giorno fa https://www.basilicataoggi.com/2024/03/21/notte-di-paura-allospedale-madonna-delle-grazie-di-matera-non-ce-lambulanza-per-trasferire-un-bambino-a-bari/
Da una parte c’è la propaganda, dall’altra c’è la realtà.
La realtà dice che Bardi, Pittella e i suoi giullari, i ministri in parata, il governo Meloni, vogliono dismettere la sanità pubblica, tradendo la Costituzione, così come sentenziato dalla firma per l’ autonomia differenziata che il governatore lucano ha arbitrariamente, senza consultare il consiglio regionale, apposto qualche mese fa a Roma.
“Show must go on” cantava Freddy Mercury. “Lo spettacolo deve andare avanti”. Ma il popolo lucano continuerà ad ascoltare questa canzone in loop ormai da troppo tempo, continuerà ad assistere come spettatore inerme a questo teatrino, o deciderà di cambiare, diventando attore protagonista del proprio futuro?